Una testa, un partito

In questa società fluida dove tutto è individuale, dove finalmente si è capito il valore dell’individuo su tutto e la sua immensa libertà di non accettare nessun dovere, nessun sacrificio in special modo per la collettività, per un bene comune,

bisogna considerare la soluzione di un partito per ogni persona.

Oggi i leaderini dei partitini sono i soli ad aver capito lo spirito del tempo: l’individualità che diventa esigenza collettiva. Non più il senso di dovere, non più il sentirsi parte di una comunità di persone legate da qualcosa che non sia la materia ma l’ebbrezza di poter dare le proprie direttive, prendere un’idea qua e un’idea là, come in supermercato e fondare così la propria ideologia.

A che servono i teorici, gli esperti.

E’ in fondo un’esigenza personale.

Immaginate che bello: 60 milioni di partitini ciascuno di una persona o al massimo di se stessi e gli amici/parenti troppi pigri per interessarsi alla politica.

In fondo la politica mica è anche un dovere, è solo un diritto.

Non avremmo più apparati, non avremmo più capi.

Ognuno segretario politico di se stessi.

Dopo il partito unico comunista e fascista, è arrivato il tempo del partito per ogni unico del capitalismo.

Non abbiate dunque timore di fondare il vostro partito o di scindere il partitino (o il partitone) a cui aderito.

Fidatevi: c’è sempre una buona ragione per sbattere la porta e andarsene.

ps.

ovviamente si scherza, di questi tempi così bislacchi è meglio specificarlo.

Filomeno Viscido

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