Le sparate fasciste per coprire gli schiaffi di Bruxelles all’Italia

Le gravi falsità pronunciate dal presidente del Senato Ignazio La Russa sull’Attentato di via Rasella sono l’ennesimo episodio di dichiarazioni provocatorie per distogliere l’attenzione dalle difficoltà del governo. Diversi esponenti di Fratelli d’Italia si sono resi protagonisti di esclamazioni che colpiscono la Resistenza e la guerra antifascista, eventi storici a cui devono la libertà di sparare cazzate. Magari per nascondere le sconfitte del governo Meloni. I soldi europei per la costruzione del nuovo stadio Artemio Franchi di Firenze e del Bosco dello Sport di Venezia potrebbero non arrivare. Si parla di 19,5 miliardi di euro inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Mario Draghi è un grande banchiere e come tale sa come spillare denaro, anche dai burocrati di Bruxelles. Dall’Unione Europea Draghi riusciva a ottenere di più rispetto a quello che riesce portare a casa Giorgia Meloni. La fiducia di figure come Ursula Von der Leyen verso l’ex presidente della Bce era altissima. Con il governo Draghi si era riusciti a ottenere, all’interno del Pnrr, anche questo importante finanziamento per realizzare i due dispendiosi impianti sportivi.

Ora la Ue, per voce del commissario europeo all’Ambiente Virginijus Sinkevicius, dice che i fondi per i due stadi l’Italia li deve trovare altrove. Questa posizione ricalca quelle di diversi governi centro e nord europei, per i quali l’Italia ha avuto “troppo” dal Pnrr. Sui giornali tedeschi ogni giorno viene ricordato che è l’Italia il Paese che riceverà più finanziamenti dal Piano, ricordando che sì, loro sono stati quelli che hanno subito più perdite, umane ed economiche, dal Covid, ma non per questo si devono ignorare gli altri. Come dire: “cari italiani, va bene tutto, ma non esagerate”.

L’attuale esecutivo non può urlare allo scandalo su questa questione. Sarebbe ammettere che, nonostante un governo che si dichiara fieramente “sovranista”, l’Italia vive ancora sotto il ricatto della Ue. In concreto vorrebbe dire che Draghi riusciva a “portare a casa” di più da Bruxelles rispetto alla Meloni. E per il ceto medio italiano contano molto di più i denari contanti delle belle parole.

Le sparate dal sapore fascista dei vari esponenti di Fratelli d’Italia portano una stampa remissiva a occuparsi quasi esclusivamente di quello, distogliendo lo sguardo da questioni concrete che toccano la vita di parecchie persone, a partire da coloro che contribuiranno con il proprio lavoro a realizzare gli impianti di Firenze e Venezia. Il partito della Meloni arriva addirittura a utilizzare la seconda carica dello Stato in questa vergognosa distrazione di massa. La sparata del presidente del Senato è un fatto gravissimo che offende la Patria (quella tanto sbandierata dagli esponenti di Fratelli d’Italia). Le istituzioni democratiche italiane sono chiamate a intervenire severamente.

Il Partito Democratico contesta le parole di La Russa e di altri camerati, facendo leva sull’antifascismo del proprio elettorato. Risposta obbligata, e così evita di parlare dei soldi in meno che arriveranno al nostro Paese dal Pnrr. Sarebbe un argomento perfetto per smascherare la narrazione della Meloni, ma i dem preferiscono parlare d’altro. Il perché è semplice. Il Pd è complice del sistema finanziario di Bruxelles e vuole mantenersi un suo strenuo difensore. La propaganda “eurista” che ostenta un’Europa unita dai valori democratici e solidali prosegue in casa Pd, nonostante questo episodio dimostri il contrario, anche dopo l’elezione della nuova segretaria Elly Schlein.

Il caso dei soldi promessi e poi ritirati all’Italia da parte della Commissione Ue dimostra che in Europa c’è qualcosa che non va. In Europa ognuno guarda ai propri interessi e si sfruttano i cambi di governi degli altri Paesi per reclamare una fetta di torta più larga. Non c’è più lo stimato banchiere al governo, ma la fascista romana. Quindi i “trattamenti di favore sono finiti”. Almeno fino a giugno 2024, quando la Commissione Europea potrebbe non essere più guidata da una coalizione Ursula (socialisti, liberali, popolari) ma una maggioranza popolar-populista.

Leonardo Marzorati

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