La vecchia e la nuova élite: entrambe al servizio del Capitale

La storia ha spesso riproposto l’esigenza delle élite di identificare un nemico contro cui scagliarsi e raggruppare le masse attorno a sé. Le più grandi tragedie dell’età moderna e contemporanea nacquero così. In democrazia possono esserci diverse fazioni di élite in lotta tra di loro. Lo si vede negli Stati Uniti, lo si vede in Europa, Italia compresa. Si sono formate così due opposte propagande avverse, che finiscono per alimentarsi a vicenda e rafforzare lo spirito identitario della propria base.

Da un lato abbiamo tutta la galassia “sovranista”, al momento la fazione più forte. Si tratta di un blocco eterogeneo che varia da Paese a Paese e comprende pezzi di opposizione e di forze antisistema a esponenti politici di partiti di governo (in Italia Lega e Fratelli d’Italia). Su tutti i social, con una propaganda incessante, questi soggetti attaccano il “pensiero dominante”, quello che fino a ieri era il braccio armato del potere esecutivo. Si spacciano per nemici delle élite, ma, in verità, sono loro la nuova élite. Anche quando si presentano in rete con profili anonimi, senza avere il coraggio di mostrarsi, molti di questi nuovi influencer od opinion leader hanno migliaia di follower e riescono persino a condizionare la loro classe politica di riferimento. Il loro successo ha visto ex politici e giornalisti riciclarsi a traino di questa cordata.

La strategia di questa fazione è semplice: attaccare alcuni dei poteri forti, mostrandosi come interpreti delle esigenze delle masse popolari. Il consenso ottenuto dai loro leader dimostra come abbiano ben saputo metterlo in pratica. Queste forze non vogliono rivoluzionare l’ordine esistente, ma vogliono invece preservarlo, limitandosi a sostituire una fetta di classe dirigente legata al precedente potere politico con una a loro fedele.

La fazione opposta è quanto di più speculare ai cosiddetti “sovranisti”. Sono le élite fedeli al vecchio regime, quello che in Europa è ben rappresentato dalla maggioranza “Ursula”, che va dai socialisti del PSE ai popolari del PPE. In Italia questo schieramento è ben rappresentato dagli orfani del Pd di governo, impauriti dal sempre maggior spazio concesso agli esponenti dell’area “sovranista”. Nel nostro Paese, con Forza Italia (principale partito italiano membro del PPE) al governo con le destre radicali, questa fazione è pesantemente egemonizzata dal Pd e dai suoi cespugli. Gli intellettuali e influencer di quest’area sono cinghie di trasmissione delle vecchie élite decadute. Da parte loro c’è un banale attacco alla destra postfascista di governo, ma nessuna critica all’ordine precedente e al servilismo delle élite “europeiste” rispetto ai poteri forti internazionali. I sovranisti hanno quindi gioco facile nell’accusarli di sudditanza al capitale.

Le forze popolari devono sapersi inserire tra i due fronti, per sottrarre consenso a entrambe le fazioni. I sovranisti sono avversari del liberismo solo a parole. Basta osservare le politiche nemiche dei lavoratori portate avanti dal governo Orban in Ungheria. Questi moderni reazionari sostengono il capitalismo e hanno tra i suoi supporter anche feroci speculatori, banchieri, imprenditori, direttori di giornali, dirigenti televisivi. Il loro obiettivo primario è sostituirsi alla vecchia élite, non combattere il turbocapitalismo che ha consentito loro di salire nella scala sociale.

I più veementi tra gli opinion leader della nuova élite “sovranista” postano quotidianamente attacchi a Soros, bufale come quelle del piano Kalergi (nei paesi est europei questa propaganda è assillante). Sono bravi a portare consenso alle forze reazionarie e a spargere il germe della xenofobia, sperando di essere ripagati nel futuro prossimo con una carica politica.

Queste destre vanno combattute, come pure i cosiddetti progressisti. Non ci si deve confondere con i difensori di quello che oggi appare un ancien régime, ma lavorare per convincere tanti ancora legati a quel mondo che esistono nuove forze politiche pronte a difendere i loro interessi. I socialisti, liberali e popolari in Europa non fanno. È un lavoro difficile e faticoso, ma in una società fluida, come spiegò bene Zygmunt Bauman, si deve lavorare sui social per scardinare queste due propagande al soldo di élite contrapposte. Nessuna di loro punta al superamento dell’alienazione delle masse dal capitalismo e dal consumismo. Nessuna di loro è veramente rivoluzionaria. Sono due imperi servi del capitale. Sono come la Prussia di Bismarck e la Francia di Napoleone III: spetta alle forze popolari approfittare del loro scontro e lavorare per una nuova Comune di Parigi.

Leonardo Marzorati

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